28.2.08

Il Copione


“Ciascuno di noi da bambino scrive una storia della propria vita”, con un inizio, una trama d una fine. Questa è chiamata Copione: un piano di vita che si basa su una dcisione presa nell’infanzia, rinforzata dai genitori e giustificata dagli avvenimenti successivi, che culmina in una scelta decisiva. Tale decisione era la migliore strategia del bambino per sopravvivere in un mondo che percepiva ostile e minaccioso. Quando la persona adulta ripropone tale decisione nel contesto attuale, probabilmente tale decisione non sarà più funzionale. Si dice allora che la persona è nel Copione.In base a come viene vissuto si distinguono 3 tipi di Copione:
1- Copione vincitore: la persona realizza il suo obiettivo dichiarato
2- Copione perdente: la persona non realizza l’obiettivo dichiarato
3- Copione non vincitore: la persona non corre rischi, pertanto non è nè vincitore nè perdente, semplicemente.
Il concetto di Copione è stato spesso oggetto di analisi e discussione da parte di vari autori appartenenti all’ orientamento analitico transazionale, che ne hanno sottolineato specifici e differenti aspetti. La prima formulazione di Berne, che definisce il Copione come “un piano di vita che si basa su una decisione presa durante l’infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata dagli eventi successivi e che culmina in una scelta decisiva” ( Berne, 1972), risente di un contesto storico e culturale in cui la corrente positivista sottolinea il rapporto di causa ed effetto per formulazione di un postulato ( Novellino 1998 ). Questa posizione, caratteristica di una prima fase del pensiero di Berne, è stata successivamente oggetto di critiche per la visione deterministica insita nell’assegnazione alla persona di un ruolo di “prodotto” anziché di “produttore” del Copione ( Cornell, 1988). Sulla scia di tali critiche è possibile inquadrare la posizione di autori quali i Erskine e Steiner. Il primo, infatti, sottolinea come le decisioni “autolimitanti” di Copione vengano prese ad un qualunque stadio dello sviluppo ( Erskine, 1980 ), inibendo “la spontaneità e la flessibilità nel risolvere problemi e nel relazionarsi agli altri”.Nel mio lavoro clinico utilizzo per lo più il concetto di Copione elaborato dai Gouldings (1978), sebbene ritengo fondamentale integrare tale visione con l’attenzione attribuita da Stern al contesto storico e sociale nel processo di formazione e cambiamento del Copione.Ritengo la posizione dei Gouldings molto più vicina al mio attuale contesto storico e sociale, in modo specifico nella misura in cui gli autori assegnano alla persona un ruolo attivo nel processo di costruzione del Copione, anziché sostenere l’idea di “adattamento autolimitante”. Il Copione viene infatti definito come il risultato di scelte che il bambino prende in modo attivo, “in risposta a ingiunzioni reali o immaginate”. Tale formulazione implica a mio avviso il riconoscimento del significato specifico e individuale che la persona attribuisce ai messaggi ricevuti o fantasticati durante l’infanzia, sottolineando il ruolo dell’individuo, oltre che del contesto, nel processo di percezione ed elaborazione delle informazioni. Evidenziare il ruolo attivo della persona nel processo di costruzione di un Copione che influenzerà concretamente i comportamenti per tutto l’arco della vita, inoltre, conferisce una maggiore rilevanza alla possibilità di cambiamento. Per comprendere i processi intrapsichici, mi è spesso utile, nel lavoro con i clienti, il modello di Matrice di Copione elaborato da Claude Steiner, in quanto mi permette di individuare i messaggi ingiuntivi, controingiuntivi e il Programma a partire dai quali la persona costruisce, attraverso la propria lettura, il suo Copione di vita. In questo modo fare ipotesi rispetto a come, in relazione passata, il cliente si modella a partire dal comportamento dei genitori e quali Convinzioni e Decisioni ha preso per sé, in risposta a tale esperienza.